Quali sfide e opportunità per le PMI nel 2021?
In tale contesto, il rafforzamento delle dimensioni delle imprese può rappresentare un fattore di successo, incrementando al contempo la capacità delle aziende di sostenere l’innovazione e i costi relativi all’attività di ricerca e sviluppo. Anche il legislatore italiano ha condiviso tale necessità nel Disegno di legge di bilancio 2021, introducendo strumenti aventi lo scopo di favorire i processi di aggregazione aziendale realizzati attraverso operazioni di fusione, scissione o conferimento d’azienda deliberati nel corso del 2021.
Nella fattispecie l’art. 39 del Disegno di legge prevede che in caso di aggregazioni aziendali derivanti da operazioni di natura straordinaria deliberate nel corso del 2021, il soggetto derivante dalla “concentrazione” possa beneficiare, a fronte di una commissione pari al 25% delle attività trasformate, della trasformazione in credito d’imposta delle attività per imposte anticipate (anche se non iscritte in bilancio) relative alle perdite pregresse ed all’ACE (ovviamente non utilizzate).
Gli attuali paletti che precludono determinati “utilizzi” delle perdite pregresse non vengono intaccati ma nel contempo si concede la possibilità di utilizzare un beneficio delle perdite pregresse e dell’ACE.
Inoltre, qualora il perfezionamento dell’operazione straordinaria intervenga giuridicamente entro il 31 dicembre 2022, allo stato attuale non emergono ostacoli all’utilizzo contestuale del bonus aggregazioni di cui all’art.11 del DL 34/2019 (c.d.Decreto Crescita), che si concretizza nel riconoscimento fiscale a titolo gratuito dei maggiori valori contabili iscritti dalla società aggregante, fino a un massimo di 5 milioni di euro.
Ovviamente le aggregazioni aziendali, oltre a tenere in considerazione eventuali benefici fiscali, dovranno rispondere a processi di valutazione strategica sulle future opportunità di crescita, tenendo in considerazione fattori quali possibilità di accedere a nuovi mercati, prodotti e clienti, diversificazione, sinergie derivanti dalla condivisione di know-how ed asset, esigenze di razionalizzazione dell’azienda finalizzate a migliorare l’efficienza operativa, eventuali necessità di ricomposizione degli assetti societari oppure di coinvolgimento nella compagine sociale di nuovi investitori finanziari o industriali.
Al fine di pianificare adeguatamente tali operazioni sarà necessaria da parte del management la predisposizione di un piano di integrazione, in cui vengano esplicitati l’intento strategico del deal, le modalità di creazione del valore e le modalità con cui affrontare le tematiche legali e finanziarie connesse a tali operazioni. Spesso tale fase viene affrontata con l’ausilio di un advisor, che assiste il management nella definizione della strategia che interpreti al meglio l’operazione che si intende porre in essere.
Non da ultimo, i vantaggi derivanti dalle aggregazioni aziendali possono dare la possibilità alle PMI di presentarsi più “solide” e “pronte” per affrontare i sistemi di allerta introdotti dal nuovo Codice della crisi di impresa e di prossima attuazione a partire dal 1° settembre 2021.
In tale ambito, la nuova formulazione dell’art. 2086 del Codice Civile introdotta proprio dal nuovo Codice della crisi d’impresa, e già in vigore, impone all’organo amministrativo di predisporre un assetto organizzativo, amministrativo e contabile adeguato alla natura ed alle dimensioni dell'impresa in modo tale che possa rilevare tempestivamente un’eventuale situazione di crisi e la perdita della continuità aziendale. E’ ovvio che i maggiori mezzi (ivi inclusa la possibilità di effettuare maggiori investimenti in termini organizzativi e di rafforzamento del sistema di controllo interno della nuova entità), conseguenti anche alle operazioni di aggregazione, potranno favorire l’implementazione degli assetti aziendali verso il perseguimento degli standard auspicati dal legislatore.